I combustibili fossili stanno finendo, è un dato di fatto. I voli aerei sono sempre più frequenti e capillari e l’uomo vuole conquistare lo spazio: ma come funzionerà questa gigantesca rete di comunicazioni quando il cherosene, il combustibile aereo per eccellenza, non sarà più disponibile? Fino a qualche tempo fa gli scienziati e l’industria dell’aviazione puntavano sull’idrogeno come valido sostituto, ma adesso questo non sembra più una strada percorribile. Ci sono forse delle alternative, ma per ora sembra proprio che il cherosene sia imbattibile come combustibile per gli aerei.
“L’idrogeno non sta ottenendo molta attenzione attualmente dai produttori di velivoli e motori –spiega Christopher Surgenor, editore e autore a sua volta di Green Air, pubblicazione online incentrata su aviazione e ambiente- Non sembra molto probabile costruire qualcosa di vicino agli standard richiesti per le operazioni di sicurezza dei velivoli.”
Uno dei problemi legati all’uso di idrogeno è infatti la sua pericolosa infiammabilità, che può scatenarsi all’aria, come tristemente ricorda il disastro dell’Hinderburg, il dirigibile tedesco che, costruito negli anni della seconda guerra mondiale per essere alimentato con elio, ma costretto all’alimentazione ad idrogeno per via dell’embargo statunitense, bruciò in pochi minuti per cause sconosciute, forse per un sabotaggio, ma più probabilmente per un 'banale' accumulo di energia elettrostatica.
Un’altra fonte di preoccupazione sull’uso di questo potenziale combustibile è di tipo logistico: infatti un suo eventuale serbatoio sarebbe molto grande, perché questo elemento chimico, anche liquefatto, forma nella quale comunque andrebbe tenuto, è quattro volte più voluminoso del cherosene, cosa che potrebbe rendere complesso il mantenimento dell’aerodinamicità del velivolo. Il serbatoio potrebbe essere posto sopra i passeggeri, di fatto una soluzione sicura in quanto l’idrogeno, che si infiamma a temperature bassissime, sarebbe perfettamente coperto dall’alluminio di rivestimento, che invece fonde a temperature ben più alte. Tuttavia è indubbio che la sistemazione potrebbe generare ansie negli utenti.
A fronte di tutti questi problemi c’è da dire anche che l’idrogeno, pur non generando emissioni dannose per l’ambiente – infatti il suo prodotto di combustione è l’innocuo vapore acqueo - ha attualmente dei costi di produzione alti e un processo di ottenimento non così ecologico, quindi il guadagno ottenuto in fase di utilizzo di fatto si perderebbe durante la produzione.
Come si può ovviare a tutto questo? Se lo chiedono gli ingegneri che temono di non avere presto il cherosene e consapevoli di averlo da ora in poi a costi sempre maggiori, se lo chiedono astronomi e astrofisici che continuano a fare scoperte nell’universo (come la recente individuazione di Gliese 581g, un pianeta simile al nostro, quindi potenzialmente abitabile), ma si domandano come raggiungerle nel prossimo futuro, e ce lo domandiamo tutti noi, che ormai usiamo l’aereo come un comunissimo mezzo di trasporto anche per tratte non oceaniche.
La ricerca sta puntando ora sui biocombustibili, ma purtroppo “il cherosene è veramente un ottimo combustibile, ed è molto difficile competere con lui”, come afferma Rainer von Wrede, ricercatore dell’Airbus, nota compagnia di produzione di velivoli. Una grande sfida per la ricerca, dunque. Una sfida che dovrà essere necessariamente vinta, in quanto le più ottimistiche previsioni dicono che i combustibili fossili saranno esaurite entro la metà del prossimo secolo.
Roberta De Carolis