Al MIT si studia la fusione nucleare

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Uno dei sogni dell'uomo del ventunesimo secolo, è quello di ottenere energia illimitata e pulita. Questo è sostanzialmente l'oggetto di decenni di studi, e che forse oggi compie un passo importante grazie al progetto congiunto MIT e Columbia University sulla fusione nucleare. Come la potrebbero ottenere ?

Il nuovo esperimento, in sostanza, riproduce i campi magnetici della Terra e dei pianeti e ha già ottenuto i primi risultati importanti. Questi ultimi confermano che l'approccio ha qualche possibilità di essere sviluppato come un nuovo modo di creare un impianto di produzione di energia basata sulla fusione nucleare, il processo che genera l'energia del sole.

La fusione è un obiettivo caro ai fisici ed ai ricercatori di energia da più di 50 anni. Questo perché offre la possibilità di una fornitura quasi infinita di energia senza emissioni di carbonio e di rifiuti radioattivi, molto meno di quella prodotta da impianti nucleari di oggi, che si basano sulla fissione, la scissione degli atomi (l'opposto della fusione, che fonde due atomi insieme). Ma lo sviluppo di un reattore a fusione che producesse una produzione netta di energia si è rivelato più complicato di quanto inizialmente ipotizzato.

I nuovi risultati provengono da un reattore sperimentale creato presso il Plasma Science and Fusion Center del MIT, e ispirato da osservazioni fatte nello spazio dai satelliti. Il nome dell'esperimento è Levitated Dipole Experiment, o LDX, ed è realizzato con un magnete dalla forma e dimensioni di un pneumatico da tir, fatto di filo superconduttore arrotolato all'interno di un contenitore in acciaio inossidabile. Il magnete è sospeso da un potente campo elettromagnetico, e viene utilizzato per controllare il plasma riscaldato a 10 milioni di gradi, e contenuto nella camera esterna.

I risultati, pubblicati questa settimana sulla rivista Nature Physics, confermano la previsione che all'interno della camera magnetica del dispositivo, la turbolenza casuale faccia sì che il plasma tenda a diventare più densamente concentrato, invece di diventare più distribuito, come di solito accade con le turbolenze; è un passo fondamentale per ottenere la fusione degli atomi. Questa "pizzicata turbolenta" del plasma deriva dall'osservazione del modo in cui il plasma interagisce con i campi magnetici della Terra e di Giove, ma non era mai stata ricreata in laboratorio.

I risultati della sperimentazione mostrano che questo approccio "potrebbe produrre un percorso alternativo alla fusione," sostiene Jay Kesner, che insieme a Michael E.Mauel co-dirige il progetto, "anche se più ricerche saranno necessarie per determinare se sarà anche pratico"

Per questo occorreranno nuove attrezzature ed un test effettuato su una versione con un camnpo magnetico considerevolmente più grande.

Mario Notaro

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