Sudoku. Quante volte ci siamo scervellati per trovare quella combinazione di numeri che proprio non vuol saperne di venir fuori dalle celle della famosa griglia? Ma ora, uno studio coordinato da Gary McGuire dell'University College di Dublino ha scoperto che il 17 ha un rilievo particolare all'interno del gioco. Non stupitevi, sappiamo che le cifre usate nel sudoku vanno dall'1 al 9. Ma allora quale mistero si cela dietro questo numero?
Secondo i ricercatori di Dublino sono necessarie altrettante cifre sulle 81 totali del sudoku per far sì che il gioco possa essere risolto, non una di meno. E per dimostrarlo, hanno impiegato 7,1 milioni di ore di calcolo all’Irish Centre for High-End Computing.
Ci sono voluti ben due anni prima di arrivare a capo del rompicapo, utilizzando un gioco di parole.
Il team di studiosi infatti ha dovuto controllare tutte le possibili griglie con 16 indizi. Sicuri di voler sapere quante sono? Circa 6.671 miliardi di miliardi di schemi differenti (6.670.903.752.021.072.936.960). Cifra poi ridottasi, fortunatamente per gli esperti, grazie all'algoritmo di forza bruta, in grado di identificare tutti quegli schemi a geometria uguale in cui numeri diversi occupano le stesse posizioni, scendendo dunque a 5.472.730.538 schemi.
17. Un numero misterioso e affascinante, un po' come tutti i numeri primi, ma con qualcosa in più. 17 dunque devono essere i numeri inseriti nelle griglie del sudoku, affinché noi possiamo risolvere il gioco. Lo hanno rivelato gli studiosi dublinesi in un documento pubblicato su Arxiv. Noi spesso lo associamo alla sfortuna, secondo la credenza latina per cui l'anagramma di VIXI (che significa "ho vissuto" dunque "sono morto") presente sulle lapidi, equivalesse a XVII.
Sebbene tale studio, per i non addetti ai lavori, possa sembrare poco utile, la sua presentazione in occasione di una conferenza a Boston, qualche giorno fa, ha riscosso un grande succeesso.
Secondo gli esperti, infatti, tale sistema potrebbe essere utilizzato in vari settori qualora fosse necessario esaminare grandi quantità di dati, ad esempio nel sequenziamento dei genomi o nell'analisi dell'espressione genica.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature.
Francesca Mancuso