Solstizio d'inverno: i misteri di questa data

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È il giorno più breve dell’anno. E sin dalla notte dei tempi è stato investito di molteplici simbologie. Precisamente dal momento in cui l’uomo iniziò il suo percorso di osservazione e di comprensione dei moti del cielo. Ad esso si associa inoltre il concetto di rinascita dello spirito. Stiamo parlando del solstizio d’inverno. Che cade quel 21 dicembre tanto temuto e ormai entrato nell’immaginario collettivo come la data della fine piuttosto che dell’ inizio.

Tutto ha inizio millenni addietro, quando l’uomo iniziò a decifrare i misteri del cielo. Pur non possedendo delle tecnologie di cui oggi si dispone. Nonostante ciò, solstizi ed equinozi erano fenomeni di cui comprendeva meccanismi e cadenze. La Natura era lì a fargli da maestra. Ed ogni cultura, ogni religione, ogni epoca e in qualunque parte del mondo ne ha colto gli insegnamenti a proprio modo. E uso.

Il solstizio d’inverno è un momento di passaggio. Cade nel giorno più breve dell’anno, ossia quello in cui le ore di luce sono nettamente inferiori alle ore di buio. Si tratta di un momento di passaggio del Sole attraverso la Porta degli Dei, simbolo di una ripartenza spirituale avvenuta dopo la sconfitta del Male. Ma non è tutto. Il solstizio d’inverno simboleggia l’ingresso nella transazione dal buio alla luce, dalla morte alla rinascita, in netta contrapposizione con quello estivo che cade il 24 giugno. E appartiene, sebbene in forme diverse, alla spiritualità di diverse religioni del mondo.

Ed è proprio durante il periodo più buio dell’anno che ogni società aveva bisogno di essere tutelata. E ad essa venivano in soccorso rituali e divinità che potessero tutelarle durante il momento di oscurità. Una sorta di espediente contro inverni troppo freddi e rigidi che avrebbero comportato la perdita di bestiame e la sospensione delle coltivazioni; e, in alcuni casi, la morte per carestia. Era questa la fredda consapevolezza che, a partire dal 21 dicembre, aveva inizio a tutti gli effetti la stagione più gelida dell’anno.

Un avvenimento che in India definiscono “il mattino degli dei” e che fu celebrato in costruzioni megalitiche come Stonehenge, in Gran Bretagna, e di Newgrange, Knowth e Dowth, in Irlanda. Mentre in Iran, il mistero ruota attorno ad incisioni rupestri rinvenute a Bohuslan. Anche in Italia è possibile imbattersi in antiche testimonianze di epoca preistorica e protostorica in riferimento al rito di passaggio dal buio alla luce.

Ma non è tutto. Eraclito di Efeso, Omero e Virgilio furono ispirati da tale momento. Lo stesso fenomeno che fu di ispirazione di quelle popolazioni indoeuropee che, notoriamente, conservano nella loro storia un immanso bagaglio di mistero. I Celti, per esempio, lo denominarono “rinascita del dio Sole” (Alban Arthuan); mentre per i Germani e gli Scandinavi fu rispettivamente la “ruota dell’anno” (Yule) e “ruota solare” (Jul). Per le popolazioni nordiche rappresentò una “tempesta di neve” (in finnico “July” o “Juvla” per i Lapponi). Al contrario, per i russi il 21 dicembre era denominato il “giorno più corto” (Karatciun). Infatti, secondo quanto si sostiene, dopo questo giorno di breve durata, la luce ricomincia ad aumentare, sebbene in modo impercettibile. Fino a quando il Sole giungerà simbolicamente alla rinascita del periodo estivo.

Ancora oggi, infine, in tutto il mondo sono numerose le celebrazioni del solstizio d’inverno. E ognuna affonda le proprie radici nel passato. Un passato di antiche religioni che si sono trasmesse nelle comunità moderne. Ognuna accomunata dal fatto che, da queste celebrazioni, cerca le proprie rassicurazioni per non venire sepolta dal gelido inverno, ma sopravvivere nella speranza della rinascita.

E se per i Maya il 21 dicembre 2012 corrisponde alla fine di un ciclo, che il prossimo solstizio d’inverno possa coincidere con la fine (o l’inizio) di un percorso che dal buio porterà alla luce?

Federica Vitale

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