La voglia di cioccolato è voluta dal cervello

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Al cioccolato non sappiamo proprio resistere. Quel quadratino magico attira la nostra attenzione al punto da scatenare in noi non solo la voglia di gustarlo, ma anche un piacere forte dopo averlo assaporato. Niente di patologico, è tutta questione di...cervello.

Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università del Michigan, Alexandra G. DiFeliceantonio, Omar S. Mabrouk, Robert T. Kennedy e Kent C. Berridge, quando mangiamo il ciccolato o altri cibi simili nella nostra mente si genera un effetto simile a quello prodotto dall'oppio a causa dell'attivazione di una particolare area cerebrale, il neostriato.

Questa parte del cervello di solito pensata per la sua capacità di controllare i movimenti può indurre anche le persone a mangiare troppo, dicono i ricercatori dell'Università di Michigan. E il cioccolato stimola il neostriato fino a generare chimicamente una voglia irresistibile di mangiare tali cibi. Tale area, situata tra la parte centrale e quella anteriore del cervello, finora è nota per il fatto di controllare solo i movimenti. Non è un caso se è la parte del cervello maggiormente danneggiata nelle persone affette dal Parkinson e dalla malattia di Huntington.

Eppure da diversi anni gli scienziati sanno che il neostriato è particolarmente attivo nel cervello delle persone obese mentre osservano o assaggiano i cibi, e nel cervello dei tossicodipendenti durante quando guardano foto che ritraggono l'assunzione di droghe.

La ricerca ha dimostrato che una sostanza chimica 'oppiacea', l'encefalina, prodotta naturalmente nel cervello, attiva un meccanismo che genera la forte motivazione a consumare cibi piacevoli. Alexandra Di Feliceantonio, dottoranda in psicologia e autore principale dello studio ha spiegato i livelli extracellulari di encefalina risultavano aumentati quando i ratti avevano cominciato a mangiare le M&Ms al cioccolato al latte.

I ricercatori hanno misurato i livelli di encefalina utilizzando una sonda da microdialisi indolore, mentre ai ratti era stato permesso di mangiare tutto il cioccolato che volevano. Essi hanno scoperto che i livelli di tale sostanza avevano subito un'impennata quando i ratti avevano iniziato a mangiare, e sono rimasti alti finché ne mangiavano.

Inoltre, quando i ricercatori hanno fatto una microiniezione indolore di un farmaco oppiaceo stimolanti nel neostriato dei ratti, essi mangiavano il doppio della quantità di cioccolato.

L'area del cervello che abbiamo valutato qui è attiva quando le persone obese vedono gli alimenti e quando i tossicodipendenti vedono scene di droga”, ha detto Di Feliceantonio. “Così sembra probabile che i nostri risultati sull'encefalina nei ratti possano dimostrare che questo neurotrasmettitore guida alcune forme di consumo eccessivo e dipendenza nelle persone.

Trovare i meccanismi cerebrali legati al consumo eccessivo è un passo verso la progettazione di migliori trattamenti biologici contro l'obesità e i disturbi dell'alimentazione" ha concluso la dottoranda.

Lo studio è stato pubblicato su Current Biology.

Francesca Mancuso

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