DARPA: per la robotica protesica si corre contro il tempo

Braccio_Darpa

Interessanti novità nel campo della robotica medica giungono dalla DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), l'agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare). Nel febbraio scorso la FDA (Food and Drug Administration) ha dichiarato che velocizzerà il dispositivo DARPA, uno speciale braccio robotico, dandogli la priorità affinché arrivi, entro quattro anni a partire da oggi, alle persone che hanno subito un’amputazione, molte delle quali stanno tornando da aree di combattimento.

Gli aspetti essenziali sono principalmente due: primo, il braccio DARPA è un moderno prodigio della tecnica che per essere sviluppato ha richiesto 100 milioni di dollari, diversi anni ed alcune dei migliori esperti di protesica, robotica ed interfacce controllate dal cervello. Il device DARPA costituisce un salto tecnologico, un braccio artificiale robotizzato controllato da un chip nel cervello, rendendolo molto più simile ad un arto reale.

Duplici sono le attese che un simile dispositivo crea attorno a sé. Da una parte ci si aspetta che i ben finanziati scienziati della DARPA identifichino il problema legato il gran numero di membri del servizio americano di ritorno da Iraq e Afghanistan con le membra mozzate dagli IED (Improvised Explosive Device, gli ordigni esplosivi improvvisati), cercando in tempi brevi una soluzione tecnologica. Dall'altra dalla FDA si attende l’esatto contrario: a lungo considerato un posto in cui l’innovazione va a morire, l’FDA sta cercando di creare una struttura che porti più velocemente le innovative tecnologie di movimento dai laboratori al mercato.

La speranza sta nella 'fast-track review', una nuova iniziativa che mira a portare più rapidamente sul mercato le tecnologie o i farmaci considerati più importanti e che offrirà alle società o alle agenzie un case manager dell’FDA per ridurre le difficoltà burocratiche e darà a quei prodotti l’accesso prioritario agli scienziati senior dell’azienda, nella speranza di dimezzare il tempo dell’analisi.

Nel caso del braccio DARPA, ciò significa 4 o 5 anni, rispetto ai 10 richiesti dall’iter di approvazione FDA. Entro sei mesi la DARPA inizierà ad impiantare microchip nelle teste di cinque pazienti per iniziare i test clinici. Questi pazienti verranno monitorati per un anno per vedere se il chip funziona o se gli organi lo rigettano. Se i test avranno successo, questo arco di tempo di 4-5 anni diventerà realizzabile.

Antonino Neri

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